i Testimoni

I Testimoni

Tratto da I Testimoni di Diego Fabbri

con: Valentina Grigò e Leonardo Diana

Luci: Claudio Cinelli

voce recitante: Francesco Visconti

musiche originali: Luca e Andrea Serrapiglio – Tongs

concept video elaborazioni grafiche voci: Valentina Grigò

elaborazioni sonore grafiche laboratorio scene oggetti voci: Leonardo Diana

adattamento testo – scene – disegno luci-oggetti di scena e regia: Claudio Cinelli

 

Note sullo spettacolo: Transiti. Moti, passaggi, incursioni, incroci. Nuove traiettorie di sguardo e di idee si incontrano: il teatro di Fabbri, “teatro di idee” e di parola, si imbatte nel Teatro di Figura, teatro di immagini e di sguardo. Si creano le condizioni per incursioni in terreni sconosciuti, in cui le frontiere fra reale e virtuale si assottigliano, in cui ogni significato è distrutto: piuttosto che affermare un senso stabile e un contenuto preciso, il significato biforca verso direzioni impreviste. Si pone l’accento sull’inatteso, l’istantaneo, piuttosto che sul riconoscimento di certezze acquisite. La poetica fabbriana ci conforta: scrittore di incognite, Fabbri “cerca le x del sottosuolo”, del profondo. Raccomanda il dubbio. Per ridefinire l’individuo. Attraverso la categoria formale del processo, in questo radiodramma del 1951 Fabbri spinge lo spettatore ad intervenire con la propria coscienza, fino ad arrendersi all’impossibilità di un giudizio morale assoluto.

Lo specifico del teatro di figura riaccentua la tematica del dramma di Fabbri in chiave di riflessione esistenziale ed estetica.

La ricerca di un colpevole, l’appello radiofonico, la ricerca di testimoni, un percorso introspettivo religioso ed esistenziale, per riflettere sulla limitatezza umana. Il lavoro proposto si appropria delle tematiche di Fabbri e ne riscrive il percorso attraverso l’arte figurativa e visuale. Le tappe narrative si susseguono attraverso espressioni artistiche quali il video, la grafica e la pittura. Si indaga, si cerca il colpevole. Un ipotetico personaggio metafisico ricerca e rivendica la propria necessità di esistere, portandosi dietro il dramma, la colpa della sua inadeguatezza nel proprio mondo fatto di spazi, linee, colori, materiali e oggetti. L’arte come universo che rispecchia i sentimenti umani e li restituisce sottoforma di emozioni visive. Da qui il parallelismo essenziale con il testo di Fabbri e del suo radiodramma. La struttura del radiodramma sollecita la fantasia, fà immaginare personaggi, luoghi, eventi, situazioni. Ognuno costruisce il proprio universo, il proprio racconto. Nello spettacolo si cerca di porre lo spettatore nella stessa posizione immaginativa. Un racconto con figure che non limita la fantasia, ma la sostiene, rispettando la singolarità delle inquietudini personali.

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